Il malessere dei nostri ragazzi e ragazze

 

Fino a pochi decenni fa, si presentavano in terapia adolescenti o giovani adulti con problemi di autostima che si accompagnavano a senso di vergogna e ad ansia nelle prestazioni sociali e relazionali. Queste classiche sintomatologie giovanili si manifestavano maggiormente nel momento dello svincolo dalla famiglia d’origine.

Le richieste della società e una predominante cultura della competizione hanno reso il malessere più evidente, legato soprattutto al bisogno di mostrarsi all’altezza di aspettative ideali di successo.

L’aspettativa idealizzata di essere figli belli e perfetti, così come quella di essere genitori o giovani adulti altrettanto brillanti, pressante nella cultura collettiva dominante, si è scontrata con l’impossibilità di raggiungere effettivamente e facilmente tali standard o di non sentirsene all’altezza.

Ad amplificare la carenza di sicurezza in se stessi e la difficoltà di essere in relazione con l’altro ha contribuito sicuramente il clima di profonda incertezza e pericolo degli ultimi anni causato dalla pandemia da Covid-19, compreso anche gli aumenti di violenze domestiche e i fenomeni di bullismo o cyberbullismo.


È soprattutto dopo la pandemia, infatti, che sono emersi nuovi e forti segnali dell’accentuarsi del disagio giovanile.


Sono aumentati i comportamenti autolesionistici che portano gli adolescenti a provocarsi tagli, bruciature o escoriazioni: a danneggiare il proprio corpo per esternare il proprio malessere.

Spesso tali comportamenti sono antecedenti al tentativo di suicidio nei giovanissimi, tanto che, secondo recenti ricerche dell’Istituto Superiore di Sanità, dopo la pandemia i casi di suicidio sono diventati 649, quasi un caso al giorno. Nel biennio precedente si erano contati 369 casi di suicidio.

Nei racconti degli adolescenti, quello che pesa è la non prevedibilità di quanto accadrà nei prossimi mesi. Ogni progetto sembra complicato, in un tempo fatto di tensioni e, soprattutto i giovanissimi, sentono di aver perso la direzione. Si avverte una grande angoscia e allo stesso tempo una forte alienazione da se stessi che si esprime con un senso di vuoto e di solitudine.

Occorre che a tutti i livelli, culturale, sociale, familiare e personale sia dato un convinto segnale di sostegno e di fiducia verso le nuove generazioni, ricostruendo relazioni costruttive che permettano l’espressione della soggettività e aiutino i giovani a costruire un proprio progetto di vita.

La psicoterapia svolge un ruolo spesso importante, quando riesce a coinvolgere direttamente i giovani e i giovanissimi. Nei casi in cui si sentano sfiduciati o poco motivati, è importante che i genitori si facciamo carico essi stessi delle problematiche vissute dal figlio o figlia. Per un genitore, iniziare personalmente un proprio percorso di psicoterapia permette di essere di esempio nel prendersi cura di sé stesso e dà la possibilità fin da subito di poter creare o ricreare un clima familiare e relazionale sufficientemente buono, affinché la fiducia e la costruttività comincino a nutrire la soggettività dell’adolescente nelle fasi delicate della sua crescita ed emancipazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *