Per l’Unicef, nove milioni di adolescenti, in Europa, presentano un disturbo mentale. È però fondamentale lavorare per combattere lo stigma sulla malattia mentale, sulla scorta dell’esperienza compiuta durante la pandemia per cui “salute” implica uno stato completo di benessere
Il 10 ottobre 2021, giornata mondiale della salute mentale, l’Unicef ha pubblicato il “Rapporto annuale sulla condizione della salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza”.
I dati indicano che nove milioni di adolescenti tra i 10 e i 19 anni in Europa presentano un disturbo mentale. Si stima che più del 16% degli adolescenti di età 10-19 anni convive con una diagnosi di un disturbo mentale; nello specifico, il 15.6% dei ragazzi e il 14.8% delle ragazze tra i 10 e i 14 anni e il 16.1% dei ragazzi e il 18.6% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni (Tabella 1).

I tassi indicano una prevalenza maggiore di disturbi mentali in Spagna (20.8%), Portogallo (19.8%), Irlanda (19.4%), Svizzera (18.7%), Francia (18.3%), Austria (18.2%), Norvegia (18.2%) e Olanda (18%), in Italia si stima una prevalenza del 16.6 % (Tabella 2).

Ansia e depressione costituiscono circa il 55% dei disturbi mentali diagnosticati; gli altri includono il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbo della condotta, disturbo bipolare, disturbi alimentari e autismo. La perdita annuale in capitale umano derivante da condizioni di salute mentale nei bambini da 0 a 19 anni è di 387,2 miliardi di dollari nel mondo, 50 miliardi di euro in Europa.
Inoltre, dati allarmanti provengono dalle stime sul suicidio. In Europa, rappresenta infatti la seconda causa di morte più comune tra gli adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni. Quasi 1.200 bambini e adolescenti tra i 10 e i 19 anni si tolgono la vita ogni anno, questo significa che tre vite al giorno muoiono per suicidio in Europa (Tabella 3).

La condizione di pandemia che stiamo vivendo ha sicuramente creato scompiglio nella vita di ognuno di noi, ha creato nuove difficoltà e ha messo ancora più in luce difficoltà già presenti, spesso non considerate; ci vorranno anni prima di valutare l’impatto reale che tale situazione ha determinato e determinerà sulla salute mentale soprattutto dei più piccoli.
È importante sottolineare però che sebbene il Covid-19 abbia messo a dura prova la salute mentale e il benessere di un’intera generazione, le problematiche legate alla salute mentale non sono una novità; molto prima che la pandemia di Covid-19 colpisse, genitori, insegnanti, psicologici, educatori e tutti coloro che ogni giorno condividono la propria quotidianità con bambini e adolescenti, manifestavano una grande preoccupazione rispetto al crescente disagio dei bambini e degli adolescenti.
Le idee sbagliate sulla salute mentale alimentano lo stigma e la discriminazione e impediscono ai bambini e ai giovani di cercare sostegno e partecipare pienamente alla vita familiare, scolastica e di comunità. È fondamentale lavorare per combattere lo stigma sulla malattia mentale che tende ad etichettare il paziente, identificandolo con la patologia di cui soffre, riducendo la possibilità da parte del ragazzo di cercare aiuto, sostegno e comprensione.
Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa è che la salute mentale è una condizione necessaria per la salute di ogni essere umano; quando parliamo di salute infatti ci riferiamo ad “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non a una semplice assenza di malattia o di infermità” (OMS, 2018).
Noemi Faedda, psicologa