E…state in contatto

La pausa estiva come occasione di crescita personale e co-costruzione di nuove traiettorie esistenziali

L’estate…la percezione del tempo, in questa stagione, sembra stravolgersi e cambiare: in molti vorrebbero che durasse un’eternità, altri invece scapperebbero a gambe levate dal caldo e dalle spiagge affollate. Per numerosi di noi, tuttavia, estate significa finalmente …FERIE!

Esatto, proprio quei giorni così agognati e sognati durante un faticoso anno di lavoro, in cui ci permettiamo di mandare in vacanza tutte le preoccupazioni legate alla quotidianità.  

Si tratta dunque di un tempo magico, ove non solo poter recuperare le energie e liberarsi dallo stress, ma anche vivere delle esperienze nuove e diverse, che possano permetterci di esperire noi stessi altrettanto nuovi e diversi, in grado di sviluppare alternativi modi di essere e nuove possibilità esistenziali o polarità (Polster, 2006). Tuttavia, questo sano bisogno di novità, nonché il desiderio di rilassarsi e finalmente portare attenzione al proprio corpo e ai propri bioritmi, devono, per chi vive una relazione di coppia, per forza di cose essere conciliate con le esigenze dell’altro, che potrebbe manifestare bisogni talvolta opposti rispetto ai nostri.


Per chi vive una relazione, la vacanza potrebbe rappresentare davvero una sorta di “messa alla prova” circa la solidità e la stabilità della coppia stessa.


Come una lente di ingrandimento capace di amplificare la struttura del legame: “Qual è lo spazio che riesco a dare a me, quanto spazio lascio all’altro? Come co-costruiamo il nostro tempo insieme?”…

Ed ecco che, come ben sappiamo noi terapeuti, il tempo non strutturato della vacanza fa emergere, in modo preponderante, lo stile relazionale della coppia o, come definito nel linguaggio della Psicoterapia della Gestalt (Francesetti, 2014), lo stile di contatto di coppia. Secondo la scuola di pensiero Gestaltica infatti,  il confine di contatto è il luogo in cui un IO e un TU si incontrano dando luogo ad un interscambio relazionale che, per essere sano, deve fondarsi sul riconoscimento dei rispettivi bisogni e sulla conseguente loro conciliazione.
Si definisce (
Winnicottianamente parlando) “sufficientemente sana” una relazione in cui la diade riesce a danzare armoniosamente alternando il bisogno di autoaffermazione alla necessità di accogliere l’altro nei suoi legittimi bisogni e nella sua diversità. Questo precario e non facile equilibrio è continuamente e quotidianamente negoziato: i confini del mio “IO” incontrano un “TU” insieme a cui co-costruire una sintonia esistenziale  che si fonda su un reciproco riconoscimento che permette interscambio e crescita. Nel caso in cui uno dei due tentasse di imporre sull’altro le proprie esigenze, la coppia rischierebbe di sprofondare in una condizione di squilibrio e crisi relazionale. 

Ebbene, nel tempo “sospeso” della vacanza, in cui le attività ordinarie e le quotidiane routines che scandiscono il tempo della coppia si sospendono, è necessario rinegoziare un nuovo e diverso modo di vivere le giornate: a che ora ci si sveglia? Oggi facciamo un’escursione o ci andiamo a rilassare in spiaggia sdraiati sotto l’ombrellone?

Le esigenze possono essere opposte: pensiamo al bisogno di rilassarsi contrapposto al desiderio di esplorare e fare esperienze nuove ed energizzanti. Il tempo della vacanza  dunque può divenire un’occasione per riflettere sulle dinamiche della coppia: quanto l’altro è disposto ad accogliere i miei bisogni? Quanto io sono disposto a fare spazio alle richieste del mio partner? E ancora, quanto i nostri modi di vedere il mondo si avvicinano?


Possiamo davvero pensare al tempo delle vacanze come a un’opportunità di riflessione sulla coppia e su noi nella coppia.


Quanto siamo pronti e disposti ad accogliere l’altro mediando rispetto ai nostri bisogni? L’ancestrale dilemma freudiano tra “Principio di Piacere” e “Principio di realtà” trova, inevitabilmente, anche qui la sua esplicazione: faccio ciò che voglio oppure mi adeguo alle esigenze oggettive, dell’altro, che inevitabilmente limitano il mio campo di azione? Ivi, la sana mediazione è l’unica soluzione a questo eterno enigma: in Psicoterapia della Gestalt si fa riferimento al termine “Adattamento Creativo” (Polster, 2007) per indicare la capacità di raggiungere un equilibrio portatore di benessere nella relazione io-ambiente.

A tal proposito, due strumenti possono risultare estremamente utili ad interagire in modo più fluido e sintonico: la Comunicazione Autentica e l’Ascolto Attivo (Menditto, 2006).

  • La Comunicazione Autentica si fonda sul principio del feedback, secondo cui, in un messaggio relazionale, è importante che io comunichi come mi sento e quali sono le mie emozioni o impressioni, senza inferire giudizi o interpretazioni che riguardino l’altro.
    Per meglio comprendere questo concetto possiamo fare un esempio pratico: dire “io non mi sento ascoltato se quando parlo guardi lo smartphone” è profondamente diverso dal dire “tu non mi ascolti, sei sempre al telefono!” Oppure, altro esempio, dire “Io non mi sento capito” è molto diverso dall’affermare “Tu non mi capisci”.
    Nei primi due casi, ci troviamo di fronte a delle espressioni che mettono in evidenza un nostro autentico sentire, mentre le seconde affermazioni risultano essere di accusa verso l’altro: “TU NON…!” e attivano un atteggiamento di chiusura e difesa che irrigidisce  il flusso comunicativo.
  • L’Ascolto Attivo è caratterizzato da un atteggiamento non interpretativo della realtà ma che ci esorta ad ascoltare e osservare gli eventi così come essi sono.  Anche in questo caso, un esempio può essere esplicativo: se il mio compagno si sveglia tardi preferendo dormire qualche ora in più rispetto a me, che invece magari avrei desiderato iniziare la giornata prima e andare al mare sul presto, potrei cadere in pensieri ruminativi e disfunzionali, ad esempio “ecco, preferisce dormire piuttosto che passare del tempo con me”, oppure giudicanti “che sfaticato!”.
    Si tratta chiaramente di una mia interpretazione che distorce la realtà oggettiva; è invece importante ritornare alla natura oggettiva dei fatti stessi e avere un atteggiamento empatico
    : “è un suo bisogno alzarsi più tardi e riposarsi un po’ di più”.

Questi due strumenti possono senz’altro essere di aiuto nella facilitazione della comunicazione quotidiana. In qualsiasi rapporto umano la fluidità relazionale è data dall’equilibrio tra l’autoaffermazione e l’accoglienza dell’altro, una sfida esistenziale a cui siamo di continuo chiamati. Cogliamo dunque il tempo magico, dilatato e senz’altro maggiormente spensierato della vacanza per mettere alla prova il nostro stile comunicativo in coppia, dandoci l’opportunità di scoprire un nuovo modo di esser-ci e di conciliare i nostri bisogni  con quelli altrui. 

“State insieme ma non troppo vicini: poiché le colonne del tempo sono distanziate, e la quercia e il cipresso non crescono l’uno all’ombra dell’altro”.

Kahill Gibrain

Domenica Pietrucci,
psicologa e psicoterapeuta.

Bibliografia:

  • Polster, E. Psicoterapia del quotidiano. Migliorare la vita della persona e della comunità. Edizioni Erickson, 2007.
  • Francesetti, G., M. Gecele, and J. Roubal. Psicoterapia della Gestalt nella pratica clinica. Dalla psicopatologia all’estetica del contatto. Milano, Franco Angeli, 2014.
  •  Menditto, M.,  Comunicazione e relazione. Roma, Erickson, 2008.

1 commento su “E…state in contatto

  1. Maria Pia Muli Rispondi

    Grazie, Mimma per l’articolo interessante e ricco di spunti. Hai colto proprio nel segno, evidenziando il fatto che le vacanze sono un’occasione di confronto molto importante nella relazione di coppia e possono fare emergere dinamiche relazionali non proprio scontate. Per noi allievi le tue parole sono sempre un’occasione di crescita culturale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *